Camillo VITTICI

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Camillo Vittici - Ci sono cascato come un pollo


CI SONO CASCATO COME UN POLLO

 

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore

CAMILLO VITTICI

c.vitt@libero.it

Iscrizione S.I.A.E. N.118123


(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)




PERSONAGGI
 Nando  Ospite della Casa di Riposo
 Tommaso  Ospite della Casa di Riposo
 Filippa  Ospite della Casa di Riposo
 Gesuina Ospite della Casa di Riposo
 Ceschino Ospite della Casa di Riposo
 Alessandro  Giardiniere
 Veronica  Infermiera
 Sindaco  Sindaco del paese
 Galina Sbatilòva  La russa

La storia

In una Casa di Riposo per anziani il Nando crede di essere ancora il galletto della compagnia. Una ragazza russa chiede ad un'assistente di trovarle un vecchietto disposto a sposarla per ottenere il permesso di residenza italiana. Si presta, inconscio dell'imbroglio, felicemente il Nando…

 

PRIMO ATTO

La scena è una stanza di un ricovero per anziani. Quattro vecchi sono seduti uno accanto all’altro. Filippa e Gesuina recitano il rosario. Tommaso si è appisolato su una sedia a rotelle, Nando, che normalmente usa il bastone, su una sedia.)

GESUINA: «Pater Noster qui es in coelo, santificetur nomen tuum». Guarda tu se vale la pena di dire il rosario con questi due rimbambiti che sembrano più di là che di qua. A sentir loro sono tanti galli da pollaio, ma si vede benissimo che sono solo delle galline di allevamento che stanno perdendo le piume

FILIPPA: Una volta, magari, saranno stati dei galli, ma adesso sono solo due capponi di pelle e ossa e neanche buoni per fare il brodo.

GESUINA: A dar retta a loro tutte le donne erano ai loro piedi, gli correvano appresso come i pulcini corrono dietro alla chioccia, come le api ai fiori, come i pipistrelli ai moscerini…

FILIPPA: Per me non sanno nemmeno come sia fatta una donna, né dall'ombelico in giù né dall'ombelico in su.

GESUINA: "Adveniat regnum tuum, sicut in caelo et in terra". Guardalo, guardalo, il Tommaso è crollato come una mela marcia dopo la prima Ave Maria. Povero imbranato…Tommaso, Tommaso; vuoi svegliarti o no? (Lo scuote)

TOMMASO: (Tommaso è su una sedia a rotelle) Chi è? Cosa succede?

GESUINA: Dì il rosario Tommaso. Ti rendi conto che potresti crepare da un momento all'altro come un ramo secco? Quando arriverai su da san Pietro e ti chiederà cos'hai fatto nella vita per guadagnarti il paradiso, cosa gli dirai? Che dormivi mentre la Gesuina e la Filippa recitavano il rosario? Per fortuna il Signore vuole un gran bene a tutti, ai buoni e agli scomunicati come te! Distribuisce grazie a tutti, senza guardare in faccia a nessuno tant'è generoso…

TOMMASO: Per forza, ha le mani bucate…

FILIPPA: Non bestemmiare, eretico, non bestemmiare!

TOMMASO: Voi pensate alla vostra di anima che io penso alla mia. Io sono un uomo onesto e timorato di Dio, non come voi pettegole che per tagliare i panni addosso alla gente non vi batte nessuno.

FILIPPA: Di noi puoi dire proprio tutto, ma non che parliamo male della gente! Mute come una tomba!

TOMMASO: ... e pettegole come una tromba.

GESUINA: Pettegole a noi... Ma se diciamo solo i Pater, Ave e Gloria...

FILIPPA: E tu lì dietro non rispondi al Rosario?

CESCHINO: (In un angolo, con colbacco e, dietro, bandiera rossa con ritratto di Lenin) Rosari, glorie e Padreterno, tutti i preti giù all'inferno! (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

FILIPPA: Andrai tu all'inferno, invece. Non c'è modo di convertirlo. Quando da queste parti passa il Parroco è capace di fargli le corna!. Pensate che in camera sua ha appeso il ritratto di lenino e di stalino e, al posto del crecefisso, ha la bandiera rossa con le tenaglie e con l’accetta

TOMMASO: La falce e martello, Filippa, la falce e martello!

GESUINA: Lascialo perdere Filippa che quel lazzarone lì è stato un mangiapreti tutta la vita. Ha buontempo quello lì. Come il Tommaso.

TOMMASO: Io ho avuto buontempo? Come avrò fatto ad aver buontempo se per quarant'anni ho fatto il muratore, badile e cazzuola, calce e cemento per poi tornare a casa e trovare la Ninetta, pace all'anima sua, che alla fine del mese mi ripuliva le tasche fino a rivoltarle. Se quello era buontempo, ora sono in paradiso, anzi, in purgatorio, perché almeno in paradiso non avrei in parte voi due. Un lavoratore sono stato e accidenti che lavoratore! Chiedetelo al Nando se non è vero.

GESUINA: Quello sì che è ancora più buono! Ti raccomando. Guardatelo. Sembra una crosta di gongorzola andata a male! Quello deve aver preso un proiettile di cannone nel muso e gli si deve essere fermato nel cervello.

TOMMASO: Perchè, cosa credete che ci sia nel vostro? Quattro etti di segatura, zitelle che non siete altro!

FILIPPA: Zitella a me? Lavati la bocca con l'acido muriatico quando parli di me e asciugala con un fiore.

TOMMASO: Magari di ortica!

GESUINA: «Panem nostrum quotidianum da nobis odie»

FILIPPA: Zitella a me...

GESUINA: Insomma Filippa, dopo tutto non ti sei mai sposata…

FILIPPA: Giusto, ma ci sono andata vicino vicino per ben tre volte.

GESUINA: Per tre volte?

FILIPPA: Cosa credi? Da ragazza, quando passavo per la strada, si giravano tutti e a tanti veniva il torcicollo.

TOMMASO: Sarà stato per le arie che ti davi…

FILIPPA: Ma piantala balordo.

GESUINA: E allora raccontala questa storia.

FILIPPA: Il primo è stato il Piero, poverino. Da un occhio non ci vedeva molto, dall'altro, invece, era orbo del tutto, ma a me piaceva lo stesso. Un giorno mi stava portando un mazzo di fiori e nell'attraversare la strada non è andato a finire sotto il tram? Per forza, stava arrivando dalla parte dalla quale non ci vedeva… Dovevate vedere…una gamba di qua, un braccio di là; avete presente quando cadono le uova sul pavimento? Insomma, una frittata!

GESUINA: Cosa mi dici mai… Almeno non avrà sofferto.

TOMMASO: Avrebbe sofferto di più se avesse sposato la Filippa...

GESUINA: E piantala brontolo e abbi rispetto del suo dolore!.

TOMMASO: Ma se è successo almeno cent'anni fa'?

GESUINA: Il dolore non si cancella mai! E' vero Filippa?

FILIPPA: Parole sante, Gesuina, parole sante, giuste e indovinate. Fatto sta che dopo un paio di mesi di lutto ho conosciuto il Giacomo. Un bell'uomo, ostrega se era bello! Aveva il muso d'un angelo del paradiso, due braccia da Maciste che quando ti stringevano ti lasciavano il segno, una gamba forte come un palo della luce…

GESUINA: Ma non ne aveva due di gambe?

FILIPPA: Certo che ne aveva due, ma una era un po' scheletrita, insomma, camminava un po' di qua e un po' di là; hai presente la pendola dell'orologio della mensa? Ma quando era fermo sembrava una pianta di… una pianta di…

TOMMASO: Di salice o di sambuco! Di quelle che stanno in piedi per miracolo…

GESUINA: Piantala maleducato. E poi com'è andata?

FILIPPA: E' andata che nell'attraversare la strada per portarmi un pacchetto di savoiardi…

TOMMASO: E' andato a finire anche lui sotto il tram!

GESUINA: Come fai a saperlo?

FILIPPA: E' proprio vero Gesuina, è tutto quanto proprio vero. La gamba deboluccia ha inciampato sulle rotaie ed è caduto lungo e tirato. Una gamba di qua, un braccio di là; avete presente quando cadono le uova sul pavimento?

TOMMASO: Un'altra frittata!

GESUINA: E un altro dolore! Poveretta, chissà come hai sofferto!

FILIPPA: Per lui ho tenuto il lutto per sei mesi, perché dopo ho incontrato Giuseppe.

TOMMASO: Ho già capito com'è andata a finire. Sotto il tram anche lui...

FILIPPA: E invece no, balordo! Perchè era lui che guidava il tram. Un bel tranviere, con tanto di divisa e col cappello con lo stemma davanti che luccicava come un diamante. Ogni volta che passava sotto le mie finestre suonava la campanella. Mi pare ancora di sentirlo… Tlem tlem, tlem tlem... tlem tlem, tlem tlem...

TUTTI: Tlem tlem, tlem tlem...

FILIPPA: Per me era una sinfonia del paradiso, una canzone d'amore, un richiamo che mi faceva battere il cuore come un'anatra sbatte le ali, come un concerto di campane alle Quarant'ore…

GESUINA: Va avanti Filippa, va avanti. Nemmeno sul Grand Hotel ho mai letto una storia d'amore così bella…

FILIPPA: Fatto sta che, una mattina di primavera, col suo tram passa di nuovo sotto le mie finestre…

TOMMASO: Per forza, se non avevano spostato le rotaie…

FILIPPA: Guarda verso di me, ma nella curva non si va a staccare il trolley? Avete presente quel bastone con la rotella che va a prendere la corrente sul filo per aria? Il tram si ferma di colpo, il Giuseppe salta giù e va dietro per tentare di riagganciarlo. E' venuta giù una scarica elettrica che sembrava un fulmine d'un temporale di ferragosto. E' rimasto lì secco come un baccalà.

TOMMASO: Un braccio di qua, una gamba di là…

FILIPPA: No, questa volta è rimasto tutto intero. L'anno portato via col camioncino del carbone tanto era bruciato e rinsecchito!

GESUINA: «Et dimitte nobis debita nostra»

FILIPPA: Ma guarda come dorme il Nando. Poi, di notte, rimane sveglio e va avanti e indietro per il corridoio a disturbare coloro che dormono il sonno dei giusti. E svegliati! Stai sognando? Questo sogna sempre delle sporcacciate.

NANDO: (Svegliandosi) Mi stavo sognando proprio di voi due. Peccato che mi avete svegliato sul più bello…

GESUINA: Proprio di noi due? Dai dai, racconta, raccontalo anche a noi.

NANDO: Eravate nel bel mezzo dello stradone, una in parte all'altra, a braccetto insomma. La contavate che era un piacere, proprio come fate qua tutto il giorno, senza smettere un secondo. Dalla strada lì in parte non esce uno schiacciasassi? Senza dire né uno né due… vi è arrivato addosso. Vi ha allungato come due acciughe, tant'è vero che, per staccarvi dall'asfalto, hanno dovuto usare paletta e cucchiaio. Lì in parte, però, sono rimaste due cose che continuavano a muoversi e non volevano saperne di fermarsi.

GESUINA: Cos'erano Nando?

NANDO: Le vostre lingue che continuavano a muoversi e non si fermavano mai! Proprio come quando stacchi la coda alle lucertole.

FILIPPA: Pelandrone d'un malnato! Proprio a noi che, al di là del rosario, non diciamo una parola. Dai dai Gesuina, va avanti che siamo quasi arrivate alle litanie.

GESUINA: «Sicut et nos dimittimus debitoribus nostri, et ne nos inducat in tentationem»

FILIPPA: In tentazione, sì, proprio come quello lì che di tentazioni ne ha ancora come se fosse uno sbarbatello di vent'anni. Pensa che l'altra sera ha pizzicato il sedere alla caposala. Dovevate sentirla la Veronica che versi ha cacciato. Come una gallina, come un'oca.

NANDO: Come una verginella dopo l’ultima volta. Io sono sicuro che il mio tocco le è piaciuto da morire. Due chiappe dure come il marmo, calde come il pane appena sfornato, dure come un'anguria matura. Almeno adesso sa che, se per caso volesse fare qualche peccato di sesso, sa sicuramente a chi rivolgersi.

GESUINA: Madonna della Gamba mettigli una mano in testa! Can che abbaia non morde, caro il mio Nando.

NANDO: Ma quel che sta zitto fa i fatti. Guarda che le mie cose sono ancora tutte apposto e funzionano, o almeno funzionavano, come una Ferrari.

TOMMASO: E' per quello che ne negli anni scorsi non vinceva mai un campionato del mondo!

NANDO: Ma adesso si è ripresa e funziona alla grande, proprio come me!

FILIPPA: Ma perché racconti queste cose?

NANDO: Perché non si sa mai; la reclame è l'anima del commercio!

GESUINA : E tu Ceschino, ha mai fatto la morosa ai tuoi tempi?

CESCHINO: Donne, suore e morose, sono tutte disgrazie schifose. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

FILIPPA: Ma piantala senzadio. E allora si può sapere Nando perché non ti sei mai sposato?

NANDO: Perchè passavo da una donna all'altra come un'ape sui fiori, come un'aquila sulla preda più bella…

TOMMASO: Come un carro di letame sul prato…

GESUINA: E' arrivato il terrore delle signore del ricovero!

NANDO: Tu non scherzare tanto. Se ti avessi incontrata una cinquantina di anni fa' non so come saresti sfuggita alle mie grinfie.

FILIPPA: Ha parlato il bello del ricovero…

NANDO: Ma tu, non ti sei mai guardata nel muso? O s'è rotto lo specchio per la paura? La befana al tuo confronto è l'Alba Parietti.

FILIPPA: Ha parlato il filosofo del ricovero! Ma va là che nella tua vita non hai mai fatto nulla di buono.

NANDO: Guarda che per tua norma e regola io mi sono fatto dieci anni di guerra. L’Albania, la Grecia, l’Abissinia, la Russia...

FILIPPA: E magari le guerre puniche e quelle dell'indipendenza dell'America!

TOMMASO: No, a quelle c'eri tu e quella teresotta della tua amica a consolare i soldati sotto la tenda. Ceschino, l'hai fatta tu la guerra?

CESCHINO: Vescovi, cardinali e guerra sono tutte cose da metter sotto terra. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

FILIPPA: Piantatela bidoni e spegnete quella pentola di fagioli!

GESUINA: «Panem nostrum quotidianum da nobis odie»

FILIPPA: E ricordati che qui al ricovero sei l'unico a dare scandalo in mezzo a questa brava gente. La guerra, sì, la guerra… Magari eri un imboscato, altro che guerra…

NANDO: Cosa dici befana? Quel giorno che abbiamo fatto l'assalto con la baionetta ho infilzato più tedeschi io che tutto il regio esercito imperiale. Pensa che, quando sono rientrato in caserma, non mi ero accorto di averne ancora uno infilzato sulla punta del fucile.

FILIPPA: Ma piantala di contarle più grosse di te!

GESUINA: "Sed libera nos a malo…"

TUTTI: «Amen»

FILIPPA: Ceschino, dì almeno amen.

CESCHINO: Amen, gloria e ave Maria, anche il Papa deve andar via. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

FILIPPA: Oggi il rosario è durato come un fulmine. Di solito lo diciamo in tre o quattro ore…

NANDO: Non è che, per caso, avete l'intenzione di incominciarne un altro? Così lo finiremo domani mattina.

FILIPPA: Sta zitto, rospo, e chiudi quella boccaccia. Attento che un giorno potrebbe capitarti qualcosa di grosso e allora quelle quattro Ave Maria in croce che hai detto con noi ti potrebbero venir buone…

NANDO: Ma che dovrebbe capitarmi di nuovo e di grosso alla mia età? L’unica sfortuna è quella di svegliami ogni mattino e vedere i vostri musi e sentire i vostri bla bla, bla bla, bla bla...

FILIPPA: Ma finitela vecchie locomotive in disuso e salvate il fiato per quando sarete vecchi.

TOMMASO: Ma quanto speri di campare ancora tu Filippa? Se sei qua è solo perché il Padreterno non sa che farsene di te e della tua amica. Anzi, sono sicuro che ha lasciato qui te e la Gesuina solo per dar fastidio al Nando e al Tommaso, per far loro espiare quei quattro peccati veniali che erano riusciti a fare quand'erano giovani. Cosa credete, che lui non sappia che quando arriverete da quelle parti voi due tirerete tutti matti con le vostre chiacchiere? Sareste capaci di fare la calzetta a tutti i santi, beati, angeli, cherubini e serafini messi assieme. Per esempio a dire che san Pietro ha la barba troppo lunga, che il giglio di Santa Agnese è appassito e che è pieno di vermi, che Santa Lucia, che è cieca, dovrebbe mettersi gli occhiali da sole, che San Giovanni Battista è uno senza testa, che San Lorenzo puzza di bruciato e che il capo, il Capo, ha le mani bucate.

FILIPPA: Guarda che quando io volerò in paradiso andrò su ad una tale velocità…

TOMMASO: Che picchierai la testa sotto il soffitto!

FILIPPA: Scherza mica tanto tu, bello, che prima o poi potrebbe succedere anche a te…

TOMMASO: Di andare in paradiso?

FILIPPA: No, in mezzo alle fiamme dell'inferno ad arrostirti le chiappe. E ricordati: pulvèr es e pulvèr diventerés!

TOMMASO: Ecco, adesso potresti essere pronta per la laurea in latino. Pulvèr es e pulvèr diventerés…

GESUINA: A proposito di paradiso, Filippa, lo sai che stanotte mi sono sognata d'essere morta e che sono salita in cielo?

FILIPPA: Davvero Gesuina? Che fortunata! Ma com'è da quelle parti? Dai, contala un po' su.

TOMMASO: Ma sei sicura che fosse proprio il paradiso? Non è che uscissero delle fiamme da qualche parte?

NANDO: O magari un brutto muso tutto nero, con le corna e con le sgrinfie lunghe?

GESUINA: No, invece; era proprio il paradiso!

TOMMASO: Ma come fai ad essere così sicura che fosse proprio il paradiso? C'era per caso il cartello sulla porta?

GESUINA: No, la porta non c'era, ma tante nuvolette e tanti angioletti che svolazzavano attorno come farfalle bianche in primavera. Quando sono arrivata lassù mi è venuta incontro un sacco di gente, tutti vestiti di bianco fino in fondo ai piedi.

TOMMASO: Sei sicura, invece, di non esserti sognata che t'hanno portata al manicomio e che quelli vestiti di bianco non fossero infermieri che ti stavano infilando la camicia di forza?

GESUINA: Sono sicura come tre più tre fanno otto! Mi è venuto incontro San Pietro…

FILIPPA: Proprio lui in persona, Gesuina?

GESUINA: Proprio lui in persona! Gli avevano annunciato: "Guarda che da queste parti sta arrivando la Gesuina"; e lui: "Per la Gesuina mi incomodo proprio io. Con tutti i rosari che ha recitato con la Filippa se lo merita. Attacco il cartello in portineria, quello con su scritto "torno subito" e le corro incontro".

TOMMASO: Come fanno i barbieri.

GESUINA: Beh, anche i portinai lo fanno. Dopo tutto, non è il suo mestiere?

FILIPPA: Sei sicura che abbia nominato proprio me?

GESUINA: L'ho proprio sentito con queste mie orecchie.

FILIPPA: Ma come hai fatto a capire che era proprio lui?

GESUINA: Mentre camminava sentivo che sbattevano tutte le chiavi che teneva legato alla cintura. Fatto sta che mi viene incontro e mi dice: "Benvenuta quassù, signorina Gesuina".

FILIPPA: Ti ha proprio detto… signorina Gesuina?

GESUINA: Mi ha proprio detto così: "Benvenuta quassù, signorina Gesuina. Per il suo arrivo abbiamo preparato una gran festa". Avreste dovuto vedere che gran festa…

FILIPPA: C'erano anche le giostre? E le frittelle?

GESUINA: A quello non ho badato. Mi hanno portato in uno spiazzo grande con tanta gente. Mi hanno messo al primo posto in un teatro dove stava incominciando lo spettacolo. E tutto gratis, neh, senza neppure pagare il biglietto. Hanno spento le luci e si è alzato il sipario. Per primo è uscito l'annunciatore.

FILIPPA: Chi era, Gesuina?

GESUINA: Chi è che di solito fa le annunciazioni? L'arcangelo Gabriele, no? Aveva due ali così lunghe che sembrava un aeroplano.

TOMMASO: E l'elica dov'era?

GESUINA: Hai mai visto tu in chiesa un santo con l'elica sulla testa?

FILIPPA: Piantala Tommaso. Abbi almeno un po' di rispetto per la religione! E dopo, Gesuina?

GESUINA: Sulla testa tutti avevano un cerchione che brillava come un albero di Natale. Il primo numero è stato quello del ballerino. Aveste visto com'era bravo...

TOMMASO: Per forza. Di sicuro sarà stato San Vito.

FILIPPA: Perchè san Vito?

TOMMASO: Perchè avrà fatto il …ballo di san Vito.

FILIPPA: Sta zitto, bestemmiatore!

GESUINA: Poi è stata la volta dell'ammaestratore degli animali. Quando diceva qualcosa sembrava che lo capissero.

TOMMASO: Quello doveva sicuramente essere san Francesco d'Assisi che parlava sempre con gli animali; col lupo, con le pecore, con le capre, con gli uccelli…

NANDO: Magari era sant'Antonio...

TOMMASO: Quale, quello di Padova?

NANDO: No, l'altro, proprio quello degli animali.

GESUINA: E un cagnolino, un cagnolino così bravo, ma così bravo...

TOMMASO: Che si è scoperto essere il cane di San Bernardo...

FILIPPA: Guarda Gesuina, non c'è alcuna soddisfazione a stare ad ascoltarti con quei due senzadio che continuano ad interromperti. Vuol dire che il resto me lo conterai stasera in camera. Dimmi, però, almeno com'è finita.

GESUINA: Alla fine dello spettacolo hanno fatto i fuochi…

TOMMASO: Quello che li ha fatti, e stavolta non sbaglio, doveva essere di sicuro sant'Antonio, stavolta proprio quello di Padova.

FILIPPA: Perchè Tommaso?

TOMMASO: Ma non li chiamano… fuoco di sant'Antonio?

GESUINA: Il momento più importante, però, è stato quando è venuto sul palco proprio lui in persona.

FILIPPA: Lui? Lui chi?

GESUINA: Lui, il Capo. Un bel giovane, proprio come quelli che si vedono nel Dinàsty. Avrà avuto sì e no trentatre anni, vestito di bianco che più bianco non si può, i capelli lunghi e biondi che gli scendevano giù per la schiena e quattro boccolotti davanti alle spalle. E' arrivato su una macchina lunga che non finiva più; mi sembra ancora di vederla. Era targata enne-a, NA.

TOMMASO: Napoli?

GESUINA: Ma cosa conti ignorante? Nazzarèt! Quando è entrato tutti si sono messi ad applaudire; ha fatto un inchino e gli hanno portato un paio di tavolini. Su quello di destra hanno messo un pane e su quello di sinistra un pesce. Ha pronunciato una parola magica e... meraviglia delle meraviglie....

FILIPPA: Dimmi, Gesuina, cos'è successo? Non farmi penare...

GESUINA: In un secondo sono apparsi un mucchio di pane e dieci ceste di pesci.

TOMMASO: Mah, questa mi sembra di averla già sentita.

GESUINA: Hanno messo il pesce sulla griglia e abbiamo fatto una sbaraccata che non finiva più.

NANDO: E da bere? Non c'era niente da bere?

GESUINA: Il bello è stato proprio lì; il capo ha voluto fare un altro gioco di prestigio: ha preso quattro secchi di acqua, ha detto un'altra parola magica e... zacchete! E' saltato fuori un barbera così buono che non l'abbiamo mai assaggiato nemmeno qui al Ricovero, né a Natale né a Pasqua. Che bevute! E che ciucche… E la torta? Dovevate vederla quella torta, era grande come una ruota di un camion; che bravo è stato a prepararla il cuoco!

FILIPPA: Era un santo anche lui?

GESUINA: Certo! Era la torta di sant'Onoré. E' stata proprio una bella festa, anzi, un festone. E che bevute! E che ciucche! Gli angeli, poi, quando cantavano erano tutti ubriachi fradici e stonavano come campane rotte.

FILIPPA: Cosa cantavano, Gesuina?

GESUINA: Me lo ricordo come fosse ora; una dolce melodia con le parole delicate: "Sputava il latte, beveva il vino, l'era figlio, d'un vecchio alpino".

FILIPPA: E poi?

GESUINA: E poi mi sono riempita talmente tanto di pesce e di barbera che devo aver fatto indigestione e mi sono svegliata col mal di pancia nel mio letto lì in parte alla Filippa.

FILIPPA: Che bel sogno hai fatto Gesuina! Peccato che io non mi sogni quasi mai.

NANDO: Per forza! La sera ti riempi sempre come un maiale...

TOMMASO: Anch'io non mi sogno tanto. Il Nando si lamenta sempre che russo come un trattore....

NANDO: Come un trattore? Come un temporale, con tanto di… tuonate.

TOMMASO: Ma, io non ci credo. Una notte sono rimasto sveglio fino al mattino per verificare se fosse vero, ma io non ho sentito proprio niente.

NANDO: E ieri notte allora? Facevi tremare perfino i vetri delle finestre. Avevo un bel daffare io a fare tc tc tc (fà il verso come per chiamare il gatto) , ma tu… niente. In compenso si era riempito di gatti tutto il davanzale, ma lui niente, tirava avanti come una littorina.

NANDO : Anche il Ceschino russa come un treno. Sentilo che trombone. Ceschino, svegliati; stai sognando il paradiso?

CESCHINO: Paradiso, preti e orazioni, mi stanno tutti sui…

FILIPPA: Ceschino!!!

CESCHINO: (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

TOMMASO: C'è stata una notte che non avevo digerito la trippa, ma quella è stata l'unica volta. Russavo così forte che ho dovuto cambiare camera per poter dormire... Quelle poche volte che mi sogno, mi sogno sempre delle stesse cose. Viene avanti la Filippa in due pezzi, proprio come le figure del calendario che, quando la direttrice me l'ha scoperto, me l'ha fatto sparire subito. Ha in mano un ventaglio di piume di struzzo e lo sventaglia di qua e di là per far fresco al Tommaso. O Dio, non è che fosse proprio come quelle del calendario, perchè ha le pieghe della pelle della pancia che sbattono tutte e i seni le arrivano fin sotto le ginocchia, però, come schiava, devo accontentarmi di quello che passa il convento, pardon, il Ricovero.

FILIPPA: Sporcaccione!

TOMMASO: Dopo arriva la Gesuina. Coperta solo da un velo che lascia vedere tutto, ma proprio tutto, tale e quale alla Salomè.

GESUINA: Svergognato!

TOMMASO: Prima fa la danza del ventre. Muove il di dietro come una gallina e allunga le braccia flessuose come una vipera. Poi mi porge un cabarét di paste, un bel bicchiere di rosolio e di wiscky e una rosa rossa a traverso alla bocca.

GESUINA: Le spine io ti porterei, solo le spine, lunghe e dure, pagliaccio!

FILIPPA: Gesuina, tira fuori le carte che vediamo cosa riserva il futuro a questo scomunicato.

GESUINA: Lo sai bene Filippa che il prete m'ha raccomandato di non farlo, che sono tutte superstizioni. Io, di peccati, non ne voglio proprio fare. Se tu non lo sai, Filippa vuol dire "donna pura e casta" e devo andar contro al nome che mi hanno dato al battesimo?

TOMMASO: Al mio paese c'era una donna che faceva la puttana e sapete come si chiamava? Purissima!

GESUINA: Tirale fuori queste carte, per una volta sola non faremo certo peccato. Per penitenza domani diremo tre rosari.

TOMMASO: Così li finiranno domenica prossima...

FILIPPA: Il Signore lo sa che non lo facciamo con cattive intenzioni ma solo per fare del bene al Nando, insomma, per portarlo sulla retta via.

NANDO: Neanche se fossi un ubriacone, un ladro, un assassino...

(Gesuina fa tagliare il mazzo delle carte al Nando e le dispone a ventaglio sul tavolo)

GESUINA: Allora. Lasciami concentrare. Vediamo. Dunque...

TOMMASO: E sbrigati Gesuina. Sono solo figure, non sono un romanzo o l'elenco del telefono…

FILIPPA: Zitto, o le passa l'ispirazione.

GESUINA: Allora. Qui c'è qualcosa che non quadra.

NANDO: Perchè? Sono già morto?

FILIPPA: Chiudi quel forno una benedetta volta. Guarda che qui c'è scritto tutto il tuo destino.

NANDO: Ma allora, si può sapere cos'è saltato fuori? Parla dunque!. Aprila la bocca della verità.

GESUINA: Dunque, qui c'è la donna di ori che s'incontra col cavallo di fiori. E fra loro salta fuori il due di bastoni. Hai capito Nando? Il due di bastoni!

NANDO: Ah beh, se c'è il due di bastoni... Ma cos'è il due di bastoni? Che vuol dire? Dimmelo, altrimenti prendo il due di coppe e me ne vado via.

GESUINA: Il due di bastoni è legato con un nastro, con una corda, insomma. Un legame. C'è qualcosa che lega il cavallo alla regina. Un matrimonio insomma!

FILIPPA: Un matrimonio?

GESUINA: Sicuro, le carte non sbagliano mai.

FILIPPA: E chi sarebbe il cavallo?

GESUINA: Il cavallo è l'uomo.

FILIPPA: E l'uomo sarebbe il… Nando?

NANDO: Non farmi ridere Gesuina. Quelle carte lì vorrebbero dire che io dovrei sposarmi? Questa è proprio la più bella e la più grossa che ho sentito nella mia vita!

TOMMASO: Guarda se nelle carte c'è anche l'asso di bastoni.

GESUINA: Certo che c'è. Vuoi che non ci sia? Perché?

TOMMASO: Penso che se fosse vero quello che hai detto, ne avrà davvero bisogno il Nando, e che funzioni bene!

FILIPPA: E la regina di ori chi sarebbe? Una di noi due?

NANDO: Dio mi scampi e liberi. Vade retro satana! Neanche morto!

GESUINA: Eppure qui la sposa c'è davvero.

TOMMASO: Se non vi disturbo troppo io farei una corsa dal droghiere a comperare i confetti…

NANDO: Almeno tu, Tommaso, non contare stronzate. A queste due sono andate le Ave Maria nella testa e i Pater Noster nel cervello, ammesso che abbiano la testa e il cervello. E come sarebbe questa sposa? Di settanta,

di ottanta, di novant’anni?

GESUINA: Questo le carte non lo dicono. Non sono la televisione che fa vedere il muso della gente.

NANDO: A me andrebbero tutte bene, basta che non si chiamino Filippa e Gesuina. Magari anche una di sessanta, di settant'anni, basta che abbia delle voglie particolari, che senta ancora del calore nelle vene, che le sbattano gli occhi quando vede un uomo prestante e interessante come me.

TOMMASO: Mi piacerebbe sapere cosa le faresti la prima notte. Mi sembra di vederti: come prima cosa le toglieresti la ventriera, poi il pannolone; più tardi, nel momento dell'eccitazione, le metteresti la dentiera nel bicchiere. Poi, prima di terminare la svestizione, mancherebbe solo di staccarle il cerotto Bertelli e di deporle la parrucca sul comodino. E, alla fine, prima di andare a letto, le offri la scatoletta delle pastiglie del diabete e, magari, la pomata per le emorroidi.

FILIPPA: Non ascoltarlo quel Bortolo lì.

GESUINA: Cosa mi tocca sentire, madonna mia benedetta.

(Entra Veronica, la caposala)

VERONICA: Che bravi; state ancora pregando?

TOMMASO: Fra mezzora finiamo le litanie.

VERONICA: Questo è davvero il modo migliore per guadagnare il paradiso. Là vi troverete di sicuro ancora tutti assieme.

TOMMASO: Allora in paradiso io non voglio proprio andarci. Se arrivano su anche queste due è la volta che cambiano il cartello e ci scrivono "Inferno". Come le vede san Pietro si licenzia immediatamente senza gli otto giorni o attacca il cartello "Chiuso per ferie e non torno più".

VERONICA: Basta così Tommaso. Che ne direste di tornare nelle vostre camere per un bel riposino?

GESUINA: Ma se hanno dormito finora!

VERONICA: Non importa. Una buona dormita è il miglior ricostituente per il corpo e per l'anima. Su, andate. E tu Ceschino, hai preso le tue gocce?

CESCHINO: Gocce, chiese, e sacrestani, sono tutti peggio dei tafani. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

(La Gesuina spinge la carrozzella dèl Tommaso e la Filippa sostiene il Nando. Escono. Suona il campanello.)

ALESSANDRO: Permesso? Buon giorno signorina Veronica.

VERONICA: Buongiorno Alessandro. Che buon vento ti porta?

ALESSANDRO: Più che un vento è un'aria piena zeppa di problemi.

VERONICA: Non ti trovi bene qui da noi? Ti piaceva tanto questo posto di giardiniere...

ALESSANDRO: No, no, per quello sono contentissimo. La paga è buona, il posto è tranquillo come un cimitero, i vecchietti del Ricovero non mi danno alcun fastidio. Io, però, dovrei parlarle un momentino…

VERONICA: Racconta allora, sono tutta orecchi.

ALESSANDRO: Davvero ha un po' di tempo per l'Alessandro? Il Signore le renderà merito. Però si tratta di una cosa un po'… delicata.

VERONICA: Parla come se parlassi a tua sorella, Alessandro.

ALESSANDRO: Veramente di sorelle io non ne ho mai avute...

VERONICA: Parla come ad una tua amica allora.

ALESSANDRO: Così va già meglio. Lei sa benissimo che io ho sposato la Maruska, una bella ragazza che è arrivata dalla Russia. E' scappata perché là morivano tutti di fame. Al di là di pomodori e di zucchine non c'era nient'altro. Per me è stata una gran fortuna perché non sono mai riuscito a fare uno straccio di morosa da queste parti. Mi si è attaccata addosso come una sanguisuga e in quattro e quattr'otto mi sono trovato davanti al sindaco. Ad ogni modo non è di questo che le volevo parlare, ma della sua gemella.

VERONICA: Allora, vuoi dire che tua moglie ha una sorella gemella. E anche questa è scappata dalla Russia.

ALESSANDRO: E' proprio così, sono scappate assieme.

VERONICA: Però non capisco perché tu venga a contarle a me queste cose...

ALESSANDRO: Perché anche lei si è messa in testa di sposarsi.

VERONICA: E io cosa c'entro?

ALESSANDRO: Lei, che è tanto buona, le potrebbe dare una mano..

VERONICA: Non vedo come.

ALESSANDRO: Adesso le spiego tutto. Deve sapere che, per stare qui senza che la fermino i carabinieri e con tanto di permesso di soggiorno, avrebbe bisogno di avere un passaporto italiano. Se si sposasse… sarebbe apposto.

VERONICA: Io, però, continuo a non capire...

ALESSANDRO: Insomma, per dirla chiara e fuori dai denti, mi ha chiesto se lei potesse trovarle un vecchietto del Ricovero che fosse disposto a sposarla. Lei gli darebbe un bel po' di biglietti da cento per ricompensarlo e poi non si farebbe più vedere e, così, sarebbe tutto apposto sia per il passaporto che per i carabinieri.,

VERONICA: Ma si può sapere dove vai a trovarli tutti quei bigliettoni da cento euro? Non penso che col tuo lavoro tu riesca a tirarli assieme.

ALESSANDRO: Ma questo non è un problema. Deve sapere, signorina Veronica, che la mia Maruska ha il suo lavoro e guadagna anche bene.

VERONICA: Cosa fa?

ALESSANDRO: Ha un bel posto in un'impresa di pulizie. E ne fa di ore! Siccome di notte la pagano il doppio, esce di casa alle undici di sera e ritorna alle cinque del mattino. Tutti i giorni, anche la domenica. Una vera lavoratrice e il suo lavoro le rende proprio bene. Pensi che una settimana torna a casa con una pelliccia, la settimana successiva con una macchina, l'altra settimana ancora con un vestito di seta con i lustrini che brillano come un lampadario…

VERONICA: E tutto col suo lavoro nell'impresa di pulizie...

ALESSANDRO: Certo, signorina Veronica, tutto col suo lavoro nell'impresa di pulizie. Sembra tagliata apposta per quel lavoro. Lava, strofina, scopa...

VERONICA: Questo l'avevo capito…

ALESSANDRO: Con le sue manine d'oro è un artista a sollevare le cose..., coma si chiamano?..., ah, gli oggetti che cadono a terra e che si spandono sui pavimenti. E poi dovrebbe sapere come è brava a risparmiare. Risparmia perfino la stoffa dei vestiti. Pensi che, per non consumarne troppa, si fa le gonne talmente corte che le si vedono le mutande. Anzi, per non spendere, a volte non indossa nemmeno quelle. E non è finita; d’inverno, quando fa freddo e c'è la brina, invece di accendere i caloriferi sul lavoro, per non consumare il gasolio, lei e le sue amiche si scaldano con i copertoni dei camion.

VERONICA: Proprio una professionista.

ALESSANDRO: Proprio una professionista!

VERONICA: E' stata davvero fortunata a trovare un posto simile.

ALESSANDRO: Il suo padrone le vuole un bene dell'anima, tant'è vero che ogni notte la riporta a casa lui in persona con una macchina lunga fino in fondo al corridoio. Poverina, certo, quando torna a casa è stanca morta. Pensi che ogni sera, prima di uscire, si prende una pillola. Lei non m'ha mai detto di che si tratta, ma io l'ho capito.

VERONICA: Di che pillola si tratta?

ALESSANDRO: Deve essere un'aspirina per il mal di testa. Ne soffre tanto poverina e penso sia per questo che non riesce mai a fare con me il suo …dovere coniugale. Ma io la capisco e porto pazienza. Guarirà un giorno o l'altro…

VERONICA: Ma sua sorella, a proposito, come si chiama?

ALESSANDRO: Galina, Galina Sbatilova.

VERONICA: Ma questa Galina, non potrebbe trovarsi un bravo giovane come, d’altronde, la Maruska

ha fatto con te?

ALESSANDRO: Vede, signorina Veronica, anche lei lavora...

VERONICA: All’impresa di pulizia...

ALESSANDRO: Brava. Lei sì che è intelligente e capisce le cose al volo. Ad ogni modo, se riuscisse a combinare l'affare, avrebbe anche lei la sua convenienza, perché un bel po' di bigliettoni ci sarebbero anche per lei.

VERONICA: Ma quanti anni ha questa gemella?

ALESSANDRO: Allora, facciamo due conti; la mia Maruska ha ventitre anni…

VERONICA: Sono pochi i conti da fare Alessandro. Se l'altra è sua gemella avrà anche lei ventitre anni.

ALESSANDRO: Se lo dice lei, non può essere che così.

VERONICA: Insomma, non faccio per dire, ma non sarebbe una cosa tanto onesta, ma, un po' per fare un favore ad Alessandro che è così bravo a tenere in ordine il giardino, un po' per solidarietà ad una povera ragazza e per di più straniera e… se poi c'è anche una mancetta di mezzo, proprio per fare un'opera di carità cristiana, non vedo proprio come farei a dirti di no.

ALESSANDRO: Lei è una santa, signorina Veronica; mi scusi, ma mi scappa di baciarle la mano.

VERONICA: Non esageriamo Alessandro, non esageriamo... (gli porge la mano) Certo però che fra il dire e il fare…

ALESSANDRO: Ma lei è brava anche a togliere di mezzo il mare.

VERONICA: Adesso vai Alessandro, che al resto penso io. Ma, a proposito, quella mancetta che mi hai promesso è almeno una mancetta……

ALESSANDRO: Cinquecento euro tondi tondi, tutti in carte da cento…

VERONICA: Era solo per curiosità, sia ben chiaro. Lo sanno tutti che i soldi non mi sono mai interessati…

ALESSANDRO: La saluto signorina Veronica. Lei sì che è una donna di cuore, una personcina tanto per bene, una donna di chiesa, un'anima piena di carità, una santa, ecco, una santa… una santa… (Esce)

VERONICA: Qui bisogna che faccia davvero tutto in fretta prima che la direttrice del Ricovero ritorni dalle ferie. Vediamo un po'… Ora devo concentrarmi e scegliere chi può stare al gioco. Insomma, chi si potrebbe tirare in torta.. Dopo tutto una buona mancia potrebbe far piacere a tutti. Allora; scartiamo subito tutti quelli che sono in carrozzella. Non sarebbero tanto belli a vedersi e si capirebbe subito che sarebbe una cosa combinata. Il Giorgio no: quello è solo lui e giaculatorie, penso che una donna non l'abbia mai toccata in tutta la sua vita, anzi temo proprio che gli facciano schifo. Forse il Ceschino… no, nemmeno lui va bene; quello ha l'arteriosclerosi nel cervello e all'ultimo minuto sarebbe capace di cantare Bandiera Rossa come fa sempre. Il Gino, forse il Gino. No, quello è un tipo troppo originale; se si mette in testa di dire di no il matrimonio va a carte quarantotto. Del Bortolo non c'è da fidarsi; con la prostata che si ritrova è bell'e buono di scappare al cesso ogni tre minuti e addio cerimonia. E allora chi rimane? Che balorda! Che balorda! Ma perché non ci ho pensato prima… Il Nando, ostrega, il Nando! Lui che si crede il gallo della compagnia, di sicuro non si tirerà in dietro. Il Nando, quello sporcaccione, quel galletto da strapazzo, quello sciupafemmene che dice di essere e che è sempre stato. Aspetta aspetta che la Veronica ha trovato il sistema di guadagnarsi una sommetta tonda tonda tutta in cartelle da cento. Se il Nando si crede di essere un galletto la Veronica, state sicuri, che lo spennerà!!

SECONDO ATTO

(Rientrano i quattro)

VERONICA: Buongiorno a tutti, avete riposato?

GESUINA: Mica tanto, Veronica. Il Nando ha tenuto accesa la televisione a tutto volume per via che le sue orecchie sono un po' suonate e il Tommaso, quando russa, sembra il trombone della banda.

NANDO: Io sarò duro d'orecchi, ma si da il fatto che, nonostante questo, riesco ugualmente a sentire le vostre chiacchiere al di là del muro della camera.

TOMMASO: Pensa Nando che, se un giorno una di queste due dovesse morire, quella che rimane dovrebbe imparare a parlare con la radio da tanto che è abituata a tenere la lingua in movimento.

FILIPPA: Intanto io penso che ti farebbe davvero bene a sentire la radio. Dovresti sentire che belle trasmissioni fanno a Radio Maria. Pensa che perfino il Papa dice il rosario tre volte al giorno.

TOMMASO: Di sicuro sarà più svelto di voi.

GESUINA: E poi dovresti sentire quando la gente racconta le sue disgrazie…

FILIPPA: Una più grossa dell'altra. Sono talmente belle che a volte sembrano perfino inventate.

TOMMASO: Allora posso telefonare anch'io…

FILIPPA: Perché Tommaso? Hai anche tu qualche disgrazia?

TOMMASO: Sì, ne ho due, e grosse per di più. Una è la Filippa e l'altra è la Gesuina.

VERONICA: Ma la volete smettere una buona volta di darvi addosso, pentole di fagioli che non siete altro? Adesso vado a prepararvi il thè. State buoni un paio di minuti. (Esce)

GESUINA : Ceschino, lo vuoi anche tu il thè?

CESCHINO: Thè, processioni e funerali, sono tutti guai, sono tutti mali. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

FILIPPA: A me il thè dà acidità allo stomaco.

GESUINA: Per me è meglio del caffè. Quello mi fa diventare nervosa.

FILIPPA: Non ti ha dato le gocce per calmarti il dottore?

GESUINA: Sì, ma non mi fanno tanto.

FILIPPA: Quante ne prendi?

GESUINA: Una ventina.

TOMMASO: Non hai provato a bere il flacone tutto intero? Sono sicuro che ti farebbe ancora più bene.

GESUINA: Io non voglio dare troppa confidenza alle medicine.

TOMMASO: Su questo devo proprio darti ragione, anche se mi dispiace un po'. Avevo un amico che un giorno è andato dal dottore perché aveva il mal di pancia. Quando era in ambulatorio pensava: ho fatto bene a venire dal dottore perché è giusto che campi anche lui. Poi è andato in Farmacia a prendere le medicine e intanto pensava: è giusto che sia venuto dal farmacista perché è giusto che campi anche lui. Nel tornare a casa si è fermato davanti ad un tombino e, senza pensarci un attimo, ci ha buttato tutte le medicine. e intanto pensava: è giusto che campi pure io!

FILIPPA: Non aveva poi tutti i torti. Ma si vede che non aveva niente di grave. Pensate che la Pina, la mia nipote, il mese scorso è andata all'ospedale per partorire. Poveretta. le hanno trovato l'infiammazione alle awai e le hanno fatto nascere il figlio con il taglio diocesano. E pensare che, per non rimanere incinta, tutte le sere prendeva la pillola anticongestionale. Saltava solo la domenica perché è il giorno del Signore e non voleva far peccato. E poi aveva il polistirolo nel sangue.

GESUINA: Da piccola io ho fatto solo la vaccinella e, verso i quaranta, m'è venuta una piovra alle corde vocali.

FILIPPA: Una piovra? Vorrai dire un polipo!

GESUINA: Sì, insomma, una di quelle cose lì; mi sono andati giù con la fiamma ossidrica e mi usciva il fumo addirittura dalle orecchie.

TOMMASO: Il più tanto, però, t'è rimasto nella testa e non sono più riusciti a fartelo uscire.

FILIPPA: Anch'io, allora, ho avuto i miei dispiaceri; dopo i settanta mi sono venuti un sacco di dolori romantici. Ho preso un mucchio di medicine: le favole di fuca, l’aspirina fosforescente, l’hascìs...

TOMMASO: L’hascìs, sei sicura?

GESUINA: Più o meno si chiamava così.

FILIPPA: Guarda che sarà stato il Lasix. lo prendo anch'io.

GESUINA: Proprio quella cosa lì. Ho fatto perfino le cure terminali a Tabiano e così mi sono presa la febbre. Pensate che era così alta che il termometro è scoppiato come una bomba atomica. Il dottore mi ha ascoltato la schiena, mi ha provato la pressione al braccio con quella cosa… come si chiama?, ah, lo sfigometro e mi ha detto che avevo una tosse schizzinosa. Fatto sta che, alla fin della fiera, mi hanno portato all'ospedale, mi hanno fatto la puntura lombarda e mi hanno trovato l'ernia del discolo.

(Entra Veronica)

VERONICA: E' pronto il thè. lo volete col limone o con il latte?

TOMMASO: A me con la grappa.

VERONICA: Lo sai che al ricovero sono proibiti gli alcolici.

TOMMASO: Mi sembra proprio di stare in collegio.

VERONICA: A proposito Nando, già che sei qui, dovrei dirti una cosa.

NANDO: Già che sono qua? Ma se non mi muovo mai di qua!

VERONICA: Insomma, dovrei parlarti a quattr'occhi.

NANDO: Ascolta Veronica, quel che mi devi dire lo puoi dire anche se ci sono anche gli altri. O ti ha fatto effetto il pizzicotto che ti ho dato ieri sera sulle chiappe?

TOMMASO: Ha parlato Rodolfo Valentino. Quando lui tocca una donna quella non capisce più niente. Magari con quel tocco hai messo incinta la Veronica.

NANDO: Se è solo per quello a me basta anche di meno. Basta uno sguardo!

TOMMASO: Ceschino, hai capito? Ha parlato lo Spirito Santo.

CESCHINO: Spirito santo, angeli e cherubini, sono tutti da buttare nei tombini. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

GESUINA: Noi due, Filippa, sarà meglio che, da ora in avanti, non guardiamo più negli occhi al Nando; chissà cosa ci potrebbe capitare.

FILIPPA: Il minimo che mi potrebbe capitare sarebbe di innamorarmi ancora una volta.

NANDO: Impossibile, da queste parti non passa il tram!

VERONICA: Adesso però piantatela e andate in giardino a prendere un po' di sole. Chissà che non vi faccia maturare un po' la zucca.

TOMMASO: Alla Filippa e alla Gesuina non servirebbe a niente.

GESUINA: Perchè?

TOMMASO: Perché, per maturarla, la testa dovrebbero averla.

NANDO: Dai che andiamo. Su donne.

VERONICA: Tu no, Nando, tu ti fermi un minuto che ho da parlarti.

NANDO: Allora andate voi, che io vengo dopo.

TOMMASO: Le raccomando Veronica, non lo guardi troppo negli occhi. (Escono)

VERONICA: Adesso mettiti lì quieto che ti devo dire una cosa importante.

NANDO: Ho già capito, non sono mica scemo, sei innamorata di me. Non ci voleva tanto a capirlo visto come hai fatto per farmi rimanere solo con te. Avete un modo voi donne per farvi capire…

VERONICA: E invece non hai capito un bel niente! Cosa credi, che io mi accontenti di un vecchio come te che perde la bava e con un sacco di grilli nella testa? Ascoltami invece; sta zitto e sta attento.

NANDO: Pronti, ai suoi ordini. Ogni suo ordine è un mio desiderio! Faccia di me quello che vuole.

VERONICA: Lo saprei io cosa ti farei.

NANDO: Allora straziami e di baci saziami.

VERONICA: Lo vuoi chiudere quel forno una benedetta volta? Apri le orecchie e ascolta quello che ho da dirti. Allora… In effetti non è tanto facile cominciare...

NANDO: Parti dalla fine allora.

VERONICA: La vuoi smettere sì o no? Allora... Devi sapere che c'è una signorina che, passando e ripassando davanti alla cancellata, ha messo gli occhi su di te.

NANDO: Su di me?

VERONICA: Sì, su di te. Fin dalla prima volta è rimasta fulminata dal tuo sguardo.

NANDO: Ma se non l'ha mai vista!

VERONICA: Ma lei ha visto te.

NANDO: Non contare delle ciribiciacole, Veronica. Ma vuoi proprio prendermi per i fondelli? Cosa credi, che il Nando ci caschi come un pollo? D’accordo che basta guardarmi per capire subito che razza di uomo sono; alto, slanciato, portamento signorile...

VERONICA: Sì, il vero maschio italiano. Ha parlato il latin lover della casa di riposo per vitelloni gaudenti.

NANDO: Va avanti, va avanti Veronica che la cosa incomincia ad interessarmi. E chi sarebbe questa mia fans? Di sicuro una zitella, una vecchia carampana che ha ancora le fregole per la testa, che ha, insomma, ancora bisogno di un maschio, dello stallone. Per quello, naturalmente, non avrebbe potuto scegliere di meglio. La classe, del resto, si nota subito…

VERONICA: La classe degli asini, vorrai dire, galletto spennato.

NANDO: Ma tu, come fai a sapere tutte queste cose?

VERONICA: La conosco… siccome sa che lavoro qui nel Ricovero, ha iniziato a farmi un sacco di domande.

NANDO: Sicuramente sono un soggetto che vale davvero la pena di conoscere, non ho alcun dubbio. Che t'ha chiesto allora? Non farmi stare sulle spine…

VERONICA: Intanto mettiamo subito in chiaro che le domande le ha fatte per lei una sua amica.

NANDO: Ha bisogno dell’ambasciatrice?

VERONICA: No, dell'ambasciatrice no, ma dell’interprete sì. Devi sapere che è una straniera. Viene da molto lontano; insomma, viene dalla Russia.

NANDO: Ulla madonna! Una straniera! Addirittura una russa! Non è per caso che stia facendo il giro del mondo per cercare l'anima gemella fatta e finita a sua misura? Può darsi allora che sia giunta al traguardo. Quando una donna vede me si ferma di sicuro.

VERONICA: Sì, e poi ribatte indietro di colpo!

NANDO: Come, come?

VERONICA: Volevo dire che è come se avesse preso un colpo.

NANDO: Sicuramente un colpo al cuore; di questo non ho alcun dubbio. Cos'ha voluto sapere?

VERONICA: Intanto chi eri.

NANDO: E tu che le hai detto?

VERONICA: Tutta la verità, nient'altro che la verità: un uomo distinto, educato, fine, di buoni principi morali, intelligente...

NANDO: E' vero, tutto questo è tutto proprio vero.

VERONICA: Che hai un corpo d'atleta, che sei forte come un campione, che ti escono energie da tutti i buchi...

NANDO: Anche questo è tutto …quasi vero.

VERONICA: Che hai fatto il militare in Albania, in Grecia, in Abissinia, in Russia...

NANDO: Le hai detto che ero caporale?

VERONICA: Veramente le ho detto che eri generale.

NANDO: Non importa. Dopo tutto non c'è tanta differenza.

VERONICA: Le ho anche detto che hai preso anche un bel po' di medaglie. Ho fatto male?

NANDO: Nemmeno un po'. Dopo tutto la medaglia della prima Comunione devo ancora averla in qualche posto. Ma dimmi un po', a palanche come sta?

VERONICA: Deve esserne piena. Basta vedere come di veste. Un giorno indossa un vestito di Valentino...

NANDO: Allora non è suo se è di quel tal… Valentino.

VERONICA: Sei ignorante come una tegola di una cascina! Il Valentino è uno stilista.

NANDO: E che mestiere fa?

VERONICA: Stilista vuol dire che è lui che fa i vestiti.

NANDO: Allora è un sarto.

VERONICA: Un sarto sì, ma di quelli di alta moda.

NANDO: Allora è proprio ricca sfondata. Dopo tutto nemmeno a me non manca nulla. Ho una buona pensione sociale, un guardaroba che contiene dalle mutande al gilè della festa, un portafoglio pieno…

VERONICA: Pieno di cosa?

NANDO: Per ora dei santini della Madonna, di Padre Pio, di Sant‘Antonio...

VERONICA: Insomma, per tenerla corta, vorrebbe conoscerti, poiché avrebbe intenzione di …sposarti.

NANDO: Vergine santissima immacolata prudentissima e intemerata! Ma allora fa davvero.

VERONICA: Per quel che ho capito avrebbe delle intenzioni serie.

NANDO: Cosa farò io alle donne... Basta uno sguardo e cadono dal ramo come pere mature. E... quando sarebbe possibile vedere in faccia questa vecchietta?

VERONICA: Anche stasera, non ci sono problemi. Stasera, però, sul presto, perché più tardi dovrebbe andare al lavoro.

NANDO: E cosa fa?

VERONICA: Lavora... E' la direttrice, anzi, è la padrona di un'impresa di pulizie dove sono impiegate cento, no, duecento, no, mille operaie.

NANDO: Giusto; il lavoro viene prima di tutto, altrimenti come potrebbe portare a casa tutti quei soldi? Allora facciamo per questa sera prima di cena. Forse è anche meglio perché al sabato c'è la torta di fragole e non vorrei perdermela. La Filippa e la Gesuina, quei due lavandini, sarebbero capaci di papparsela tutta prima che io arrivi in mensa. Ma, a proposito, come si chiama?

VERONICA: Galina

NANDO: Non sarà davvero una gallina!

ALESSANDRO: Ma no. In Russia sono in tante ad avere quel nome.

NANDO: Allora, potrebbero rinchiuderle tutte in un pollaio e chiamare il Nando a fare il gallo. Penserebbe lui a cocconarle giù tutte.

VERONICA: Ora, però, facciamo silenzio, perchè sento che sta arrivando il resto della compagnia. Tu intanto preparati poiché fra mezz'oretta potrebbe arrivare.

NANDO: Mi sbarbellano già le gambe per l'emozione.

VERONICA: Io ora me ne vado. Ci rivediamo più tardi..

(Esce Veronica, entrano gli altri)

TUTTI: Mater purissima - ora pro nobis- mater - Mater castissima - ora pro nobis - Mater inviolata ..........

FILIPPA: Sei ancora qui lazzarone? Pur di non dire il rosario con noi prende tutte le scuse del mondo.

GESUINA: Si accorgerà quando le fiamme dell'inferno si muoveranno sotto le sue chiappe, allora sì che ci chiamerà per mandargli giù una goccia d'acqua come il ricco Epulone, ma noi gli verseremo un secchio di benzina, così impara, miscredente e peccatore!

FILIPPA: A proposito, cosa avevate da contarvi tu e la Veronica di così importante e segreto? Senz'altro qualcosa di grosso, perché sei lì tutto rosso e infuocato come un peperone.

NANDO: Nulla di così importante che possa interessare a tutti voi.

GESUINA: Ma dai, balla, ti sta tremando anche il colletto della camicia...

NANDO: Non so se faccio bene, ma tanto, prima o poi, lo verreste a sapere anche voi. Sedetevi tutti poiché vi devo fare un annuncio che vi farà saltar per aria.

FILIPPA: Hai vinto alla tombola?

NANDO: Di più, di più…

GESUINA: Hai vinto alla SISAL?

NANDO: Di più, di più…

TOMMASO: Hai visto la Madonna?

NANDO: Di più, di più…

FILIPPA: Raccontala allora, o vuoi farmi prendere l'infarto?

NANDO: Se fossi davvero sicuro che ti venisse davvero l'infarto non ti direi un bel niente, ma, tanto, sappiamo bene che sono le donne che sotterrano tutti gli uomini.

TOMMASO: Basta vedere tutte le vedove che ci sono in giro...

GESUINA: Dai però Nando; va avanti!

NANDO: Attaccatevi forte alle sedie perché vi devo fare un annuncio storico!

TOMMASO: E' scoppiata un'altra guerra?

NANDO: Di più, di più…

GESUINA: Hanno sparato ancora al Papa?

NANDO: Di più, di più…

FILIPPA: E' finalmente morta quella befana della Direttrice?

NANDO: Di più, di più… Il Nando… Il Nando… Il Nando si… sposa!

TUTTI: Il Nando si sposa?

NANDO: Il Nando si sposa!

TOMMASO: Fate passare il calendario e guardate se oggi è il primo aprile.

GESUINA: Cosa dici Tommaso, siamo in settembre… (ovviamente si dirà il mese in corso)

TOMMASO: Allora è proprio diventato matto. E' l'unica spiegazione.

NANDO: Sarete voi i matti. Ma ride bene chi ride per ultimo. Dovrete solo star qui a vedere con i vostri occhi e, se è necessario, pulite bene i vostri occhiali, perché fra un po' giungerà qui in carne, pelle e ossa quella che è stata colpita dal mio fascino latino. Avete finito di tirare in giro il Nando. Il Nando fa sul serio, come quattro per sei fa quarantasei. E se non mi credete provate a chiederlo alla Veronica.

GESUINA: Ceschino, il Nando si sposa.

CESCHINO: Sposa, morosa e scudo crociato, fanno d'un uomo un disgraziato. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

FILIPPA: Ma si può sapere come l'hai conosciuta questa signora?

NANDO: La conosco stasera. E' lei che mi ha visto nel giardino e che è rimasta fulminata.

TOMMASO: Per me il fulmine ha preso te, ma sulla testa e attraverso le orecchie.

FILIPPA: Gesuina, che le tue carte avessero davvero ragione? Non era uscito...

GESUINA: Preciso preciso: il cavallo di fiori e la regina di ori e, proprio lì in mezzo, il due di bastoni con una corda che..

TOMMASO: Che dovrebbe servire a legarvi tutti quanti come salami o una fila di cotechini.

FILIPPA: Ma tu saprai pure qualcosa a proposito di questa donna del mistero...

NANDO: E' piena di soldi e si veste dal sarto…

TOMMASO: Per forza; non andrà a vestirsi dal farmacista...

NANDO: Viene dall'altra parte del mondo. Viene dalla Russia.

TOMMASO: A cavallo della scopa; proprio come la Befana. Certo che se ha scelto te deve proprio assomigliarle davvero. Certo che quando mi torna in mente lo scherzo che mi hai fatto tu e quei malnati dei nostri amici quando mi sono sposato con la Ninetta avrei voglia di strangolarti ancora.

FILIPPA: Come, ti hanno fatto uno scherzo?

TOMMASO: Non parlare! Quando siamo arrivati al punto più bello della cerimonia e il prevosto che ha detto di scambiare gli anelli, dal fondo della Chiesa viene su un ragazzino che si ferma in parte a me, mi tira la giacca e mi dice: "Ciao, papà, cosa stai facendo? La mamma mi ha detto di chiamarti perché è pronto il pranzo". Non vi dico cos'è successo! La Ninetta si è sbiancata come il cero Pasquale, il Prevosto ha spalancato gli occhi come se avesse visto il diavolo con le corna e le fiamme, la gente me ne ha dette di tutti colori, la più bella era... porco imbroglione fotografo...

GESUINA: Sarà stato ...fedigrafo.

TOMMASO: Fatto sta che ce n'è voluto del bello e del buono per far capire a tutti che era stato uno scherzo di quel disgraziato del Nando. (Suona il campanello).

NANDO: (Agitato) Vuoi vedere che già arrivata? Io non ho il coraggio di andare ad aprire. (Entra la Veronica).

VERONICA: Hanno suonato. Nessuno è capace ad aprire la porta? Forse, Nando, è arrivata la tua spasimante. ( va ad aprire. Entra Alessandro con Galina). Si accomodi signorina. Ammetta di essere in casa sua. ( il Nando, come la vede, sia accascia sulla sedia).

ALESSANDRO: Ti piace Nando?

NANDO: (Balbettando) Ma... sarebbe questa la sposa?

VERONICA: Certo che è questa. Non ti piace?

NANDO: Vergine Santissima Immacolata potentissima e intemerata! Ma è sicura, signorina, di non essersi sbagliata?

VERONICA: Non può capirti, e nemmeno risponderti. Te l'ho detto che è straniera. Almeno presentati.

NANDO: Piacere Nando... Nando Farina.

GALINA: Galina.

ALESSANDRO: La Galina, la tua morosa, ti ha portato un regalo come pegno d'amore. (Gli porge una busta. Il Nando la apre e si intravedono mazzi di banconote).

NANDO: Tommaso, ti spiace darmi un pizzicotto?

TOMMASO: Perché?

NANDO: Per vedere se dormo o sono sveglio. Qui si incominciano già a vedere i soldi.

VERONICA: Allora, la sposi o no?

NANDO: Anche subito!

ALESSANDRO: Calma, calma! Per non disturbarti le pubblicazioni abbiamo pensato noi a farle. Porta un po' di pazienza.

VERONICA: Tieni a freno i bollenti ardori e l'impeto giovanile ancora per un paio d'ore.

ALESSANDRO: La cerimonia la faremo questa sera prima di cena. Adesso salutala, dalle almeno un bacio.

(Il Nando sale su una sedia e bacia più volte e con vigore sulle guance la ragazza che esce con Alessandro. Poi i si accascia emozionato sulla sedia e le due donne lo assistono con i ventagli).

FILIPPA: Va meglio adesso?

NANDO: Sento suonare tutte le campane della città, vedo i fuochi artificiali di Sant’Alessandro, sono sbronzo come se avessi bevuto due litri di Barbera, sento il cuore che fa le capriole, ho le orecchie rosse e che scottano, sento i cherubini e i serafini che cantano la montanara.

GESUINA: Noi, allora, andiamo a vestirci con i vestiti della festa. Non capita tutti giorni di essere invitate a nozze.

NANDO: Veramente io non ho invitato nessuno e tanto meno voi due.

FILIPPA: Allora ci invitiamo da sole! (Le donne escono. Il Nando passeggia ansioso per la stanza).

TOMMASO: Capisco che tu sia agitato, ma, dopo tutto, non è la fine del mondo. Potresti sempre tirati indietro se sei pentito. È più facile mandare per aria un matrimonio prima di farlo che dopo. Basta dire di no ed è fatta. Altrimenti potresti inventare un mal di pancia con tanto di vomito e di diarrea o magari un colpetto; basta non muovere più una gamba, un braccio, di mettere la lingua di traverso...

NANDO: Smettila tu invece di muoverla la lingua! Cos’hai capito? Non crederai che sia pentito! Una donna di quel genere quante volte vuoi che mi capiti ancora nella vita? E’ bella, è ricca, è...

TOMMASO: …È giovane, Nando, è giovane…

NANDO: È questo che mi preoccupa, hai capito? È soltanto questo. Lo so che è un particolare senza importanza per me, col fisico che ho!, ma c'è qualcosa che mi preoccupa lo stesso. Chissà quante volte vorrà fare l'amore questa notte e io, più di tre o quattro volte...

TOMMASO: Cala, Nando, cala...

NANDO: Più di due o tre volte...

TOMMASO: Cala Nando, cala...

NANDO: Se calo ancora un po’, mi conviene più nemmeno calare le braghe e accontentarmi di guardarla e basta! Bella figura mi toccherebbe fare. Proprio una prima notte con i fiocchi! Mi porterebbe nella sua casa, mi offrirebbe il caffè, mi farebbe fare la doccia, uscirò in pigiama, e dopo...

TOMMASO: E dopo?

NANDO: È il dopo che mi preoccupa! E se fossi preso dall'emozione? Lo sai cosa può fare a volte l'emozione. Se paralizza le gambe, non vuoi che paralizzi anche...

TOMMASO: Sta' calmo Nando, altrimenti comincia adesso la paralisi. Guarda che sei ancora in tempo a tornare indietro…

NANDO: Neanche a morire! Il Nando non si è mai tirato indietro con i tedeschi, immaginati se mi tiro indietro con i russi. Forse ci vorrebbe qualcosa, una specie di ricostituente, una medicina, insomma, che mi dia una mano.

TOMMASO: Una mano non sarebbe abbastanza, magari ci vorrebbe tutto il braccio. Io, però, un sistema l'avrei…

NANDO: Svegliati e parla, allora, perché di tempo non ne ho poi tanto. Racconta, racconta...

TOMMASO: Con me funzionava sempre e probabilmente può darsi che vada bene anche a te. La mia Ninetta, pace all'anima sua, che era una donna che aveva le sue esigenze e le sue pretese in quelle pratiche lì, oltre a tenermi vuote le tasche, mi vuotava anche...

NANDO: Non mi interessa proprio niente quello che tu facevi con la Ninetta, voglio sapere cosa facevi tu.

TOMMASO: Io avevo abbastanza di un paio di grani di pepe.

NANDO: Due… due grani di pepe?

TOMMASO: Proprio. Se prima della... cerimonia tu mangiassi un paio di grani di pepe, dopo cinque minuti funzioneresti come un treno.

NANDO: Cosa aspetti allora a precipitarti in cucina a prendermeli! Dati da fare, lazzarone, non hai a cuore la felicità del tuo amico? Che, dopo tutto, sarebbe anche la felicità e il piacere di quella là.

TOMMASO: Proprio perché sei tu. Vado io ribatto indietro come il vento. (Esce spingendo lentamente la carrozzella)


NANDO: Se il vento andasse come lui, alla gente non volerebbe via più nemmeno il cappello dalla testa. Certo che il Tommaso è proprio un bravo ometto. Mi spiacerà non dormire più con lui, svegliarmi più con lui ogni mattina, non sentire più le sue russate e sparlare insieme della Filippa e della Gesuina. Cosa farà lui da solo con quelle due befane? Gli toccherà chiamare rinforzi, farsi aiutare da qualcun altro. Ma qui conoscono tutti quelli due chiacchierone starnazzanti e, quando ci sono loro, stanno tutti lontano, come se avessero la lebbra, la rogna o il fuoco di Sant'Antonio. D'altronde è meglio dormire e svegliarsi con la bella ragazza che sposerò oggi piuttosto che con Tommaso. Un altro amico è l’ Alessandro. Ha pensato a tutto: i fiori, i confetti, perfino gli anelli. Per me invece tutto gratis. Nemmeno se avessi vinto al Totocalcio sarei stato così fortunato. Qualcosa, però, ho messo anch'io e non è certo acqua bollita: un bell'aspetto, non lo nascondo, ma sono ancora un bell'uomo, un portamento passionale, insomma un vero e proprio maschio latino. Che poi non ho capito cos'è questo maschio latino. Forse il prevosto lo saprà dato che di latino lui se ne intende. Però è meglio che io non glielo chieda. A me interessa di essere solo maschio. Una volta lo ero, ma con due grani di pepe, tutto tornerà come prima, parola di Nando Farina. Preparati Galina che stasera ti farò provare tutti i vizi capitali, dal primo fino all'ultimo, senza saltarne nemmeno uno, ti farò conoscere cos’era Sodoma e Gomorra, ti strapperò quella verginità che hai conservato intatta e illibata per il Nando, conoscerai cos'è la libidine violenta, saprai finalmente cosa vuol dire la potenza del maschio latino, macchè latino! latino, italiano, assiro e babilonese! Matta, devo farti diventare matta! A quella Galina strapperò via le penne a una ad una e anche gli spuntoni! E dopo la prima volta mi chiederai in ginocchio di farlo ancora un'altra volta e io farò il bis, il tris, il quatrìs, i cinque, il sei... E tu, Ceschino, cosa dici dell'amore?


CESCHINO: Amore, America e amaretti, sono come i finocchietti! (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...
TOMMASO: (Entra) È pronto il pepe. La Genoveffa in cucina voleva sapere cosa ne avrei fatto.
NANDO: E tu cosa le hai detto?

TOMMASO: Che mi serviva per fare uno scherzo a tavola alla Filippa. Pronti allora. Due grani di numero e in cinque minuti funzionerai come un treno.

NANDO: E se ne prendessi tre?

TOMMASO: Allora come un littorina. Sia ben chiaro che questa è solo una prova per vedere, insomma, se funziona. Così almeno, questa sera, sai come fare.

NANDO: Allora ne prendo tre. Senza acqua?

TOMMASO: Senza acqua, almeno fanno più effetto.

NANDO: (Tossendo violentemente) Accidenti se bruciano. Ho la gola che è un forno, è tutta una fiamma.

TOMMASO: Allora vuol dire che funzionano. Senti qualcosa?

NANDO: Per ora no, non è un po' presto? Hai detto almeno cinque minuti...

TOMMASO: Allora aspetta. O hai fretta?

NANDO: Ho fretta di sapere se fanno veramente qualcosa, altrimenti sono rovinato. Lo sai come sono le sposine moderne, devi essere sempre pronto altrimenti sono capaci di fare il divorzio la prima notte e io non voglio rinunciare a una bella ragazza del genere e a tutti i soldi che mi porterà a casa. Pensa che potrei diventare io il direttore dell'impresa di pulizie…

TOMMASO: Non volare troppo in alto Nando. Dopo tutto non la conosci neanche un po'. Per sposare te magari deve avere qualcosa. Magari una malattia di quelle moderne.

NANDO: Ma se e bianca e rossa come un fiore di primavera! Cosa deve avere? L'Aidis?

TOMMASO: Non dico quello. Ma anche il fatto che parla soltanto il russo, mi sembra che sia un ostacolo da non prendere sotto gamba.

NANDO: Quando la prenderò io sotto la gamba sparirà tutto. Russe o cinesi, bianche o nere, bionde o more, per me sono tutte fatte alla stessa maniera. Sono i fatti che contano, Tommaso, appena i fatti.

TOMMASO: Ma i fatti bisogna essere anche capaci di farli.

NANDO: Con una cavalla di quel genere e con tutti i suoi soldi i fatti saltano fuori da soli. E a me piace lei e basta!

TOMMASO: Ma che ne farai di tutti quei soldi?

NANDO: Prima di tutto mi farei vestire anch'io da quel sarto, come si chiama?, ah già, dal Valentino. I calzoni di velluto, camicia di seta, una giacchetta all'ultima moda e un cappello sulla testa come quello dei signori. Poi verrei a trovarvi tutte le settimane e vi porterei un sacco di regali. A te porterei una carrozzina nuova di zecca, col motorino nelle ruote e potresti andare su e giù dal corridoio senza spingerla a mano, alla Gesuina un rosario tutto d'oro e le direi che gliel'ha mandato il Papa in persona, alla Filippa una radio stereo con tre altoparlanti per sentire la radio Maria...

TOMMASO: Perché con tre altoparlanti?

NANDO: Perché da uno sentirebbe la messa, dall'altro le disgrazie della gente che le piacciono così tanto e nell'altro ancora metterei una cassetta registrata da dove uscirebbe una voce angelica che le direbbe: non rompere più le scatole al Tommaso con i tuoi rosari, perché lui è già un santo in terra e il paradiso se l'è già guadagnato ad ascoltare tè e quella crista della Gesuina.

TOMMASO: E già che ci sei, non potresti mandarmi un paio di scatole di sigari? (Il Nando estrae un foglio, si siedono al tavolino e scrive).

NANDO: Due scatole di sigari...

TOMMASO: E magari anche una berretta per la notte, magari lunga per coprirmi le orecchie.

NANDO: (Ripetendo e scandendo) Una berretta per la notte per coprire le orecchie. Orecchie si scrivono con una o due ci?

TOMMASO: Siccome le orecchie sono due, si scriveranno con due ci. E magari anche un paio di calzettoni per l'inverno.

NANDO: Due calzettoni... No, due ti perché i calzettoni sono due. Due calzettoni per l'inverno.

TOMMASO: E anche un paio di mutande di lana.

NANDO: Un paio di mutande... No, con due ti perché hanno dure gambe. Una paio di muttande di lana per l'inverno. Basta? Parla pure senza paura, al massimo farò fare alla Galina un paio di ore straordinarie all'impresa di pulizie.

TOMMASO: Io sono contento così. E allora Nando?

NANDO: E allora che cosa?

TOMMASO: Hanno fatto effetto?

NANDO: Aspetta... Non sento proprio niente. Non si muove nemmeno una foglia.

TOMMASO: Allora bisogna prenderli con l'acqua. Ma adesso è tardi per fare le prove. Ascoltami: dieci minuti prima della… cerimonia prendine almeno sette o otto. Vedrai che funzionerà senz'altro.

NANDO: Speriamo... A proposito, mi raccomando di non dir niente di queste cose alla Gesuina e alla Filippa perché potrebbero scandalizzarsi. Loro non sanno cosa sono i segreti dell'amore.

TOMMASO: Questo è un segreto di uomini.

NANDO: Bravo, di uomini di parola, di uomini duri.

TOMMASO: Duri poi… ho un po' di dubbi... Nando non mi hai detto dove andrete in viaggio di nozze.

NANDO: Di questo l’Alessandro non me ne ha parlato. Ma siccome in una famiglia è l'uomo che porta i calzoni e, quindi, che comanda, sarò io a decidere. Io penserei di andare a... Di andare... Dove mi consiglieresti di andare Tommaso?

TOMMASO: L'unico posto sarebbe a Lourdes.

NANDO: Pensi che sia così religiosa la Galina?

TOMMASO: Non è per quello, è solo che per te ci vorrebbe proprio un miracolo. Altro che due grani di pepe...

NANDO: Io invece direi di andare a Milano; le farei vedere il Duomo, la piazza di San Pietro, il Vesuvio...

TOMMASO: E magari anche le piramidi d'Egitto.

NANDO: Ma quelle non si trovano in America?

TOMMASO: Ascolta Nando, ascolta me: io insisto ancora per Lourdes e, già che se lì, fa’ una scappata anche a Fatima, perché non lo so se una madonna sola riesce a farti il miracolo.

NANDO: Zitto Tommaso, zitto! Ho l'impressione che il pepe stia facendo il suo effetto. Mi è sembrato di sentire qualcosa… Una piccola vibrazione. Piccola, piccola, ma mi è sembrato di sentirla. Hai presente come fanno le foglie di platino del giardino quando c'è un po’ di aria?

TOMMASO: Per te ci vorrebbe una bufera, un ciclone, un tornado. Ma forse quelli porterebbero via anche quella foglia che ti è sembrato di sentir muoversi.

NANDO: Stasera ne prendo almeno una trentina di grani di pepe. Scoppierò come una bottiglia di champagne.

TOMMASO: O di gazzosa…

NANDO: Di champagne!

TOMMASO: Di gazzosa… (Lo ripetono più volte)

(Entra la Veronica).

VERONICA: Ma siete ancora qui? Fra qualche minuto arriverà il sindaco e la sposa e voi due state ancora chiacchierando. Svegliatevi che è tardi. Correte, correte a mettervi il vestito della festa. C'è tutto pronto nella vostra camera. Anche la serva devo farvi, non appena la caposala. (Escono).

Guarda cosa mi tocca fare per guadagnarmi onestamente una manciata di bigliettoni. E speriamo che vada tutto bene. Ad ogni modo ho fatto bene a farmi pagare in anticipo. Con questa gente non si può mai sapere come va a finire. Allora: i fiori sono a posto, il tavolo della cerimonia è preparato, il registratore con la marcia nuziale, cosa manca ancora? Niente. Nemmeno se il matrimonio l'avessimo fatto in Comune sarebbe stato tutto così in ordine. Spero proprio che quella befana della direttrice non venga sapere nulla se no la senti che predica. Quella non ha mai saputo cos'è l'amore. Voleva farsi suora, ma nemmeno il Signore l’ha voluta. Pronto. Proprio tutto pronto. (Suona il campanello). Avanti!

ALESSANDRO: Allora, signorina Veronica, è tutto a posto?

VERONICA: Quando Veronica si impegna a fare qualcosa lo fa a regola d'arte. È pronta la sposa?

ALESSANDRO: E di là che aspetta.

VERONICA: Appena arriva il sindaco incominciamo la cerimonia.

ALESSANDRO: E il Nando è pronto?

VERONICA: Pronto e rimesso a nuovo. Da quel cestino di ossa che stavano assieme nemmeno con lo sputo è diventato un playboy di Novella 2000. E tu, Ceschino, rimani qui anche tu?

Cestino: Ceschino, Stalino e Cremlino, sono tutte cose da fargli l'inchino. (Cantando). Bandiera rossa la trionferà...

(Suona il campanello).

VERONICA: Andate nell'altra stanza che deve essere arrivato il sindaco. (Alessandro esce).

SINDACO: Buongiorno Signorina, tutto pronto?

VERONICA: Tutto pronto e tutto a posto. Aspettavamo solo lei, signor sindaco.

(Il sindaco si mette la fascia e apre un faldone. Veronica accende il registratore con la marcia nuziale. Il Nando e gli altri entrano da sinistra e Alessandro e la sposa da destra e si dispongono al tavolo).

TUTTI: Ohh, sé è bella!

NANDO: Accidenti. Tienimi su, Filippa, se no cado a terra come una pelle di stracchino, mi sembra che le ossa delle gambe siano diventate di budino.

SINDACO: Siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio fra il signor Fernando Farina e la signorina Galina Sbatilòva.

TOMMASO: Fra uova e farina chi sa che torta salta fuori.

GESUINA: Sta zitto stupido! Non vorrai profanare la cerimonia con le tue stronzate invece di piangere di commozione...

TOMMASO: Dovrei piangere per la fine che farà il Nando, povero barbone…

GESUINA: Vedremo quando ti sposerai tu…

TOMMASO: Con chi? Con te?

FILIPPA: Non si può mai sapere. Al cuore non si comanda. Le vie della provvidenza sono infinite.

TOMMASO: Anche quelle delle disgrazie, allora.

FILIPPA: Con me avresti una moglie rispettosa e nei secoli fedele.

TOMMASO: Come i carabinieri, magari con le manette. Ne ho avuto abbastanza di una, e mi è anche avanzata.

FILIPPA: Ssssss!

SINDACO: Per favore; un po’ di silenzio! La moglie deve seguire il marito...

TOMMASO: Veramente qui è il Nando che segue la moglie e attacca il cappello. Poveretto, che brutta fine va a fare.

FILIPPA: Quando c'è l'amore tutto il resto non conta.

TOMMASO: Magari se ci fosse il resto… Ma li non c'è proprio niente. Non si muove nemmeno una foglia.

FILIPPA: Cosa c'entrano le foglie?

TOMMASO: C'entrano, c'entrano. Con una bambolona come quella poi...

FILIPPA: Perché? Cosa avresti da dire di quella? Guarda che bel visetto innocente che ha. Assomiglia a Santa Rita da Cascia.

TOMMASO: Perché? L'hai conosciuta? Non mi meraviglierei affatto se tu ci fossi già stata ai suoi tempi.

SINDACO: Silenzio! Posso continuare?

FILIPPA: Ssssssss!

SINDACO: E vivere con lui in ricchezza e in povertà...

TOMMASO: Speriamo in ricchezza, se no addio carrozzella col motorino sulle ruote, sigari, calzettoni per l'inverno e mutande di lana.

FILIPPA: Per lui e vivere in povertà non sarebbe un problema, perché nella sua vita non ha mai avuto in tasca nemmeno una lira. Ma ora che attacca il cappello diventerà un bel signorotto.

TOMMASO: Ne avrà bisogno, però, di grani di pepe... Almeno un chilo al giorno.

FILIPPA: Prima l’avevi con le foglie, adesso con i grani di pepe, stai dando i numeri Tommaso?

TOMMASO: Si, uno che questo qui si troverà di nuovo ricovero ancora prima della prima notte, due, che i soldi di quella li vedrà con il binocolo e tre che io dovrò ancora andare a dormire con la berretta corta e con le calze buche.

SINDACO: Silenzio o faccio sgomberare la sala!

TUTTI: Ssssss!

SINDACO: Dovrete donarvi in mutua assistenza finché morte non avvenga...

TOMMASO: Quanto avrà ancora da campare povero cristo? Va con tre gambe e due sono già nella buca. FILIPPA: Perché? Tu quante ne hai?

TOMMASO: Sei! Le mie e quattro con la carrozzella. E non tremano come le sue in questo momento.

FILIPPA: Per forza, sono paralizzate da vent'anni!

TOMMASO: Guardalo, Filippa, come è sbattuto. Nemmeno se fosse andato a finire sotto un tram anche lui…

SINDACO: Silenzio! Quante volte lo devo ripetere?

TUTTI: Ssssss!

SINDACO: Ed ora alzatevi e avvicinatevi. Scambiatevi gli anelli. Ferdinando Farina, sei contento di prendere la qui presente Galina Sbatilòva come tuo legittima sposa?

NANDO: Vuole che non sia contento signor sindaco? Guardi che bel visetto, che fianchi di vespa, che gambe lunghe, che stomaco prorompente...

SINDACO: Signor Fernando, deve solo rispondere sì o no. Ricominciamo. Ferdinando Farina, sei contento di prendere la qui presente Galina Sbatilòva come tuo legittima sposa?

NANDO: Accidenti! A me basta domandarlo solo una volta. Non ho proprio nessun dubbio. Ho mangiato anche mezzo chilo di pepe... Sono contento e come, signor sindaco.

SINDACO: Signor Fernando, la prego di non abusare della mia pazienza. Ripeto, deve solo rispondere con un sì o con un no. Ferdinando Farina, sei contento di prendere la qui presente Galina Sbatilòva come tua legittima sposa?

TUTTI: (Suggeriscono ad alta voce) Si, si, si!

NANDO: Sì, sì, e poi si!

SINDACO: Finalmente! E tu Galina Sbatilòva sei contenta di prendere per tuo legittimo sposo di qui presente Ferdinando Farina?

GALINA: "Da"

NANDO: Galina, Galina, non fare scherzi! Devi dire sì e basta. Guarda come ho fatto io. Subito, senza pensarci; se no va tutto a monte. E poi, non si può tirare in giro il signor sindaco altrimenti si arrabbia e va via e allora addio suonatori e… palanche.

SINDACO: In effetti ci vorrebbe un interprete perché dubito sia valida una risposta del genere. "Da"… Cosa vuol dire "da"?

ALESSANDRO: In russo vuol dire sì, signor sindaco. Glielo assicuro. Quante volte devo rispondere a alla mia Maruska "da", altrimenti sono botte che girano…

SINDACO: Allora la sposa risponda sì e che sia finita. Galina Sbatilòva, sei contenta di prendere per tuo legittimo sposo il qui presente Ferdinando Farina?

ALESSANDRO: Sì, Galina, sì.

TUTTI: (Suggeriscono ad alta voce) Sì, sì, sì!

GALINA: Sì.

SINDACO: Pertanto, con i poteri consentiti dalla legge italiana, vi dichiaro marito e moglie. (Applausi e marcia nuziale). Il marito può baciare la sposa.

(Il Nando risale sulla sedia e bacia la sposa dappertutto. Il sindaco saluta e se ne va).

VERONICA: Mettetevi tutti lì che vi faccio la foto. (Foto e festeggiamenti).

NANDO: Tommaso, il pepe ha fatto il suo effetto! Sento prudere dappertutto e ho un caldo da morire, come se fossi caduto in mezzo ad un vulcano. Stanotte quella proverà cos'è la furia del ciclone. Allora ciao, Tommaso, sta in gamba. Verrò a sicuramente trovarti, aspettami, e quando ti racconterò tutte le mie avventure erotiche con quella lì, salterai in piedi anche tu come un elastico. (Si abbracciano)..

TOMMASO: Ciao Nando. Ricordati i sigari, la berretta, le mutande... Che farò io… Che farò qui da solo senza il mio amico Nando? (Si commuove e piange)

NANDO: Non aver paura. Qui c'è tutto segnato per filo e per segno e in bella scrittura. (Abbraccia Tommaso e gli altri ospiti).

ALESSANDRO: Bene, adesso che è tutto fatto, noi ce ne potremmo anche andare.

NANDO: Va benissimo. Andiamo allora.

ALESSANDRO: Dove vuoi andare Nando?

NANDO: Come dove vuoi andare? Con la mia sposina, in un bell'appartamento, a bere il caffè, a fare la doccia, a mettermi il pigiama e poi e poi e poi…

ALESSANDRO: Ma cosa ti sei messo in testa? Il tuo treno si ferma qui.

NANDO: Non è vero, è partito solo adesso! Ce n'è voluto di pepe, ma adesso ho le caldaie sotto pressione. Provare per credere, chi assaggia ritorna.

ALESSANDRO: Ma non ha detto nulla al Nando, signorina Veronica?

VERONICA: Veramente non ho avuto il tempo. Un po' mettere i fiori, un po' preparare la tavola, un po' preparare i vestiti...

ALESSANDRO: Va bene, Va bene, glielo racconterai più tardi. Noi andiamo. Buongiorno tutti e grazie di tutto. (Escono).

NANDO: (Li rincorre disperato, trattenuto dagli altri). Ma dove andate voi due? Fermatevi, fermati Galina. Cosa succede poi? Cosa succede qui? Ma qui sono tutti matti. Ma chi si capisce qualcosa!

VERONICA: Calmati Nando e mettiti a ragionare. Alla Galina interessava solo di sposarsi per avere il passaporto italiano. Tutto lì. Non ti ha dato una busta piena di soldi? E allora cosa vuoi di più?

NANDO: Io voglio la Galina, hai capito? Voglio andare alla sua casa, bere il caffè, fare la doccia, indossare il pigiama e poi e poi e poi…

TOMMASO: Sei proprio un cretino Nando! Cosa credevi poi... Che una ragazza di quella portata si fosse innamorata di un vecchio bavoso come te? È stata tutta una cosa combinata, hai capito? Domanda alla Veronica se non è vero.

NANDO: È vero? E’ vero brutta rospa? (Il Nando si rivolge verso la Veronica e intanto si dipinge, non visto, sul viso dei punti rossi).

VERONICA: Dopo tutto, Nando, abbiamo fatto una gran festa. Da quanto è che qui al ricovero non ci divertivamo in questo modo? Per un'oretta siamo stati tutti allegri, tu, i tuoi amici e le tue amiche. Chi si contenta gode.

NANDO: (Si gira). Ma io volevo godere in un altro modo…

TOMMASO: Cosa hai fatto Nando?

NANDO: Cosa ho fatto?

TOMMASO: Hai il muso che sembra una fragola.

NANDO: Vuoi vedere che era stato il pepe? Te l'avevo detto che sentivo uno strano calore che mi andava dai piedi fino al collo. Però lì, niente!

FILIPPA: Li dove, Nando?

NANDO: Dietro le orecchie, curiosa.

GESUINA: Allora noi potremmo andare a spogliarci i vestiti della festa.

NANDO: Come festa è stato un festone, con la differenza che è stato a me che hanno fatto la festa.


TOMMASO: Andate, andate, lo spettacolo è finito. (Le donne escono).

NANDO: Tommaso, Tommaso, ci sono cascato come un pollo. Mi sembra che mi sia passato sopra un treno. Capisci Tommaso, capisci Ceschino?

CESCHINO: Treni, preti e ubriachi, bisogna schiacciarli come cachi. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...


TOMMASO: E i miei sigari, adesso? E le calze di lana, la berretta per l'inverno, la carrozzella col motorino sulle ruote?


NANDO: Ti assicuro che la prossima volta che mi sposerò andrà sicuramente meglio. Io, intanto, tengo ugualmente tutto segnato sulla nota. Anzi, visto che abbiamo tempo, potremmo segnare ancora qualcosa. Non ti piacerebbe, magari, che ti regalassi anche una bella maglia di lana?
TOMMASO: Lascia perdere Nando, lascia perdere.
NANDO: Preferiresti una sciarpa lunga fino ai piedi?
TOMMASO: Lascia perdere Nando, lascia perdere. Non hai ancora capito che la nostra vita deve tirare avanti e finire qui al ricovero? E poi, chi ci dice che a sposarti saresti andato a star bene? Guarda che le donne, sotto quel faccino di madonnina, sotto le maniere garbate e delicate di una damigella, alla fine fanno tutto quello che vogliono loro. Ci schiacciano sotto gli zoccoli, come la madonna col serpente. Ne ho un’altra da raccontarti a proposito delle donne, giusto per consolarti… Esperienza di vita vissuta! Quel sabato sono arrivato a casa che era proprio tardi, insomma verso le cinque o le sei del mattino. Ho levato le scarpe in fondo alla scala per non farmi sentire dalla mia Ninetta...
NANDO: Pace all'anima sua...

TOMMASO: Ma che vada al diavolo! Arrivo in camera piano, anzi pianissimo, e mi siedo sul letto pianino pianino per non farla svegliare. Incomincio a spogliarmi i calzoni e mi appoggio al materasso per non cadere a terra. Lo sai, quando bevi un po' di più non sei molto fermo sulle gambe... E lei non si sveglia, quella vipera? Guarda la sveglia e mi dice: è questa l'ora di arrivare lazzarone? Cosa dici Ninetta, non vedi che mi sto mettendo i calzoni per andare a messa prima? Mi è toccato tirarmi di nuovo su i calzoni e andare a dormire in sacrestia. Hai capito, Nando, che stress?

NANDO: È proprio vero Tommaso… Guarda a me cosa non è capitato...

TOMMASO: Ma, dopo tutto, non stai bene qui? Hai il tuo amico Tommaso, la Gesuina, la Filippa...


NANDO: Io, per una Galina, le darei dentro tutte e due e anche quella traditrice della Veronica. Se penso all'imbroglio che mia combinato la Veronica...

VERONICA: (Entrando) Mi hai chiamato Nando?

NANDO: Guarda Veronica... Veronica... Veronica! Tommaso, fa effetto il pepe! Vieni qui Veronica, vieni qui Veronica che ti faccio provare il paradiso! Vieni qui Veronica che ti faccio provare cos'è la passione. Vieni qui Veronica... (La insegue per la stanza, poi viene trattenuto dalla Gesuina e Filippa che staranno entrando).

FILIPPA: Ma sei tutto scemo o sei diventato matto di colpo? Siediti qui balordo e incomincia a ragionare. Per me tu, Nando, da piccolo devi aver fatto la meningite nella testa.

NANDO: Perché, Filippa?

FILIPPA: Perché con la meningite o muori o rimani scemo. E tu non sei morto!

GESUINA: Non sarebbe meglio, Filippa, recitare un rosario perché il Ceschino riacquisti l’uso della ragione e della memoria e perché il Nando ritorni quello di prima? Mi sembra diventato scemo come il Ceschino.

CESCHINO: Scemi, monache e frati, legateli assieme e buttateli fra i matti. (Cantando) Bandiera rossa la trionferà...

FILIPPA: Per loro ci vorrebbe un elettrosciocco, l'anestesia totale, una martellata sulla testa. Ma se tu pensi che basti un rosario... Incomincialo, allora… incomincialo.

GESUINA: Nel primo mistero gaudioso si contempla...

NANDO: No, Gesuina, no; oggi devi recitare soltanto i misteri dolorosi.

GESUINA: Va bene, Nando, come vuoi tu. Nel primo mistero di doloroso si contempla il signore inchiodato sulla croce. "Gloria Patris, filii et spirito santo..."

CESCHINO: (Alzandosi di botto) "Sicut erat in principio et nunc et semper!"

TUTTI GLI ALTRI: (Lo guardano esterrefatti e gli si avvicinano da dietro) Miracolo! Miracolo!


CESCHINO: (Rivolto al pubblico) Gloria! Gloria! Vittoria! - Alla fine di questa storia – Il Ceschino ha riacquistato la memoria!

 

 

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